mercoledì 6 febbraio 2008

COPPA AMERICA - LE OPINIONI "PRIMA" DELLA PRIMA SENTENZA

Quella che riporto qua sotto è un intervista fatta da Bymnews a Marcus Hutchinson, capo delle relazioni con i Media di Team Origin.

Mi sembra un articolo interessante soprattutto per chi, come me, si è avvicinato alla coppa america e alle sue vicende da poco, per poter capire qualcosa in più a livello dell'organizzazione, privilegi reali (o presunti tali) del defender e di come la coppa si è evoluta nel corso degli anni.

Come sempre la traduzione è fatta da me in maniera dilettantistica: chiedo già scusa per eventuali errori che potrebbero esserci. Buona lettura!


“LANCIA LA SFIDA, LARRY; ABBANDONA LA CAUSA LEGALE E LANCIA LA SFIDA.”

Marcusa Hutchinson è in una buona posizione per paragonare l’organizzazione di una America’s Cup con le altre, poiché è stato coinvolto nell’organizzazione di ben sei edizioni dell’evento. Durante le prime cinque, ha fatto parte dell’organizzazione; durante l’ultima edizione, è stato il capo delle relazioni con i media di ACM. Questa volta ha invertito il suo ruolo ed è a capo delle relazioni con i media di Team Origin.
BYM News ha chiesto a Marcus di rispondere a domande che possano fare luce sulle critiche e sulle apprensioni che alcune persone ancora hanno al riguardo del formato e dell’organizzazione della 33a America’s Cup, giudicando dai posts sui forums e dalle opinioni pubblicate sui blogs.

BYM News: Un buon numero di persone sta dicendo”Questa non è l’America’s Cup che conosciamo”

Marcus Hutchinson: Sai, ritornando all’America’s Cup che abbiamo appena fatto, due anni fa la gente era pronta a sparare a zero su di noi, dicendo “Non sarà come Auckland, là è stato fantastico” e prima di questo, quando siamo arrivati ad Auckland, la gente diceva “Oh, non sarà come l’esperienza di San Diego” e a San Diego, la gente diceva “A Perth è stato fantastico, come può qualsiasi altra edizione essere paragonata con quella” e c’era ancora chi parlava dei bei vecchi tempi di Newport e di come per loro fossero stati fantastici! Mi ricordo il Giubileo dell’America’s Cup, che è stata la prima volta in cui ho avuto l’occasione di conoscere Olin Stevens: stavamo parlando delle sue esperienze in America’s Cup durante gli ultimi anni 30, quando partecipava alle regate, ed i suoi occhi erano sognanti nel ricordare quel periodo dell’era America’s Cup
Qualsiasi cosa che sopravviva così a lungo come l’America’s Cup, deve aver attraversato delle modifiche, e ci saranno sempre quelli che sono nostalgici del passato. C’è molto denaro nella nostalgia, ma è così che stanno le cose e, perchè qualcosa possa sopravvivere, questa deve evolversi. Non sto cercando di difendere nulla; sto solo dando la mia prospettiva personale su come stanno le cose.
BYM News: La commercializzazione è un altro aspetto a cui molti sono contrari, e ritengono che i challenger stiano rinunciano a molto al fine di poter avere un tornaconto in termini di parte di profitti.

Marcus Hutchinson: Se si guarda a qualsiasi cosa isolatamente, è molto facile dire “Sì, questo non va bene a causa di questo o quello”, però si deve guardare al quadro generale. Vorrei fare un passo indietro e dire “Siamo tutti consapevoli che l’America’s Cup esiste da 156 anni, o quello che è, ha attraversato 32 cicli ed è stata vinta solo quattro volte e solo dal 1983, da un challenger. Si è mossa solo dall’ambiente vecchia moda di New York da allora e, ogni volta che si è spostata in un posto nuovo, ci sono state due cose che hanno influenzato l’evoluzione dell’America’s Cup; una è, ovviamente, la geografia di dove l’evento si tiene e non intendo solo il fatto che sia una baia, in contrapposizione ad una spiaggia, oppure quanto il sole splenda o quanto il vento renda dura la competizione. Intendo anche la città, il fuso orario in cui questa si trova, la cultura del luogo, se è più o meno facilmente raggiungibile in aereo per un gran numero di persone, se può essere trasmessa in televisione in una ragionevole ora del giorno per un grande pubblico, se c’è la possibilità di effettuare facilmente hospitality aziendale; sono tutte queste cose influenzano l’America’s Cup.
L’altro fattore importante è l’era. Ora noi siamo all’inizio del 21mo secolo e nessuno può negare che le cose stiano cambiando ad un ritmo incredibilmente veloce. Come stavamo dicendo prima, al riguardo della vostra iniziativa BYM News e il modo in cui le pubblicazioni on line si stanno evolvendo, le cose stanno cambiando molto velocemente e, quando l’America’s Cup è arrivata in Europa, c’è stata una doppia opportunità; primo, nel fatto che si trattava di un pubblico nuovo, ma anche nel fatto che il Defender non avesse la propria base sul mare, la qual cosa ha permesso – per la primissima volta – di dar luogo alla selezione della città ospitante. L’importanza di questo fatto è che ha permesso all’America’s Cup di appurare il suo valore di marketing: c’erano diverse città interessate e quattro di queste hanno firmato l’accordo di città ospitante, prima che venisse scelta una di loro – Valencia. Tutte queste città erano preparate ad investire una considerevole somma di denaro, un livello equivalente di investimenti nel progetto, e avrebbero, probabilmente, funzionato tutte, in misura maggiore o minore.
Ora, Valencia è stata un successo e penso che quasi tutti sarebbero d’accordo nel dire che la 32a America’s Cup ha aperto gli occhi alla gente su quello che è possibile raggiungere nello sport della vela con il giusto approccio. Ora, ritornando alla 33a America’s Cup, le lezioni che sono state apprese nella 32a edizione,da un punto di vista organizzativo, significheranno miglioramenti. Io non lavoro più per ACM, ma ancora sto collaborando con loro – così come lo fanno le persone di altri challengers – scrivendo quelle regole che abbiamo presentato alla conferenza stampa. Penso che questo sia qualcosa che qualche giornalista non ha ancora ben chiaro, ma è invece importante che chiaro lo sia, perché l’ultima volta sono stati fatti molti errori, e molti degli errori e delle sviste saranno adattati per la 33a America’s Cup.
Ora, lasciando da parte la situazione attuale tra GGYC e SNG, penso che l’errore più grande che ACM abbia fatto questa volta sia stato il non comunicare in maniera adeguata e spiegare nel protocollo quello che veramente avevano intenzione di fare, piuttosto che dire semplicemente “ecco qua il protocollo”, cosa che ha irritato un gran numero di persone. Se si scava a fondo in questo, e non negherò che penso che la pressione della questione giudiziaria possa aver permesso ai challengers di ottenere una risposta più veloce da ACM in questo periodo di consultazioni, le intenzioni sono in qualche modo differenti dalle prime parole (dalla prima versione del protocollo,ndt). Quindi, da un punto di vista commerciale, riguarda la creazione di valore aggiunto. Molti teams se ne sono andati dalla 32a Coppa con un significativo importo in denaro, ed erano molto compiaciuti di questo; se ACM avesse semplicemente lasciato la Coppa così com’era, avrebbero detto “Beh, avreste dovuto essere in grado di fare meglio”.
Ora, so che sono stati fatti paragoni con la Formula Uno, e c’è perfino un buon programma in TV ora, chiamato “Formula per il succeso”, che è un’analisi completa su come è cresciuto il giro d’affari della Formula Uno, ma non perdiamoci in divagazioni: l’America’s Cup non ha l’industria motoristica dietro di sé, sebbene ci siano molte similitudini, nel senso che si tratta di uno sport meccanizzato, con qualche individuo di spicco coinvolto, con grosse aziende e molte altre cose, come lo stile di vita affascinante, la globalizzazione e la tecnologia ad alto rischio. La grande differenza è che la Formula Uno ha mantenuto un livello di professionalità come quello attuale durante gli ultimi 15, forse 20 anni: non dimentichiamoci che in quello sport si corrono 16 o forse 18 Gran Premi all’anno, quindi ora sono diventati molto bravi in quello che organizzano. Non sono un esperto di Formula Uno, ma scommetto che se confrontiamo il Gran Premio di Barcellona dello scorso anno con quello di quest’anno non ci saranno grandi differenze. L’America’s Cup ha avuto una opportunità di produrre una competizione professionale e penso che tutti sarebbero d’accordo nell’affermare che la 32a Coppa sia stata un’ottima prima competizione e sono certo che la 33a sarà un secondo sforzo molto buono in questo senso, e la 34a, se ancora si terrà in Europa, sarà un terzo tentativo ancora migliore, ma nessuno può aspettarsi dei cambiamenti nottetempo.
Riguardo al fatto che c’è chi dice che il Defender ha la possibilità di imporsi su troppe cose, bè, è così che è, è così che è sempre stato. L’America’s Cup non è obbligatoria, se non ti piace, non devi per forza prenderne parte.
Questa volta, a Luna Rossa non è piaciuto il protocollo – e forse perché c’erano anche altre ragioni –; ad ogni modo, loro hanno detto “questa edizione la saltiamo”; ci sono però stati altri team che hanno detto: “Non andiamo pazzi per questo protocollo, ma ci iscriveremo e cercheremo di influenzare le cose dall’interno”. Questo è stato il punto di vista di TeamOrigin e di Team New Zealand, e di altri ancora; è molto meglio essere dentro all’evento, guardando all’esterno, piuttosto che esserne fuori e guardare all’interno. Sicuramente, se uno yacht club “maggiore” avesse firmato quel protocollo, GGYC non avrebbe avuto un appiglio per attaccare il protocollo; detto questo, forse nessun yacht club “maggiore” avrebbe accettato quel protocollo, ma la risposta a questo dubbio non l’avremo mai.
Quello che è certo è che la causa legale non sta giovando a nessuno, perché tutti quelli coinvolti nella 33a edizione dell’evento – ACM, Alinghi, i challengers – ne hanno sofferto e ne ha sofferto anche l’immagine dell’America’s Cup. La Coppa ha avuto i suoi alti e bassi in precedenza, ma ha continuato a prosperare, e penso che GGYC debba rendersi conto che c’è stata un’intensa consultazione con i challengers; le modifiche che sono state fatte al protocollo, sono le migliori che si potevano ottenere ed il protocollo rivisto è ragionevole. Quando consideriamo i challengers che sono all’interno della 33a edizione e che si guardano all’esterno, e consideriamo le personalità che sono coinvolte; e non parlo dei proprietari dei team, ma coloro che muovono ed agitano il mondo della vela – persone come Mike Sanderson, Grant Dalton, Jochen Schuman, Paul Cayard – queste persone non sono idioti. Di sicuro, si guadagnano da vivere facendo regate, ma quello che effettivamente GGYC sta dicendo loro è “Voi non siete credibili”.

BYM News: Quindi ora sono tutti contenti di come sono andate le cose?
Marcus Hutchinson: Non posso parlare per tutti i challengers, ma posso dire che TeamOrigin è molto contento di come si è svolto il processo di consultazione. La Commissione dei Concorrenti, che ha sostituito la Commissione dei Challengers, coinvolge gli organizzatori dell’evento, il Defender ed i Challengers allo stesso tempo, ed è infinitamente più efficiente nel far sentire le proprie voci e a far realizzare le modifiche. Tutte le variazioni al protocollo, oltre alla regola di design e di competizione che avete letto, ed il regolamento dell’evento che leggerete presto, sono state prodotte con il consulto tra tutte le parti coinvolte nella 33a Coppa, e questo significa che sono state prodotte su una base completamente democratica. Il Challenger of Record ha detto agli altri challengers che vuole condividere i suoi diritti alla negoziazione con gli altri challengers, e effettivamente STA condividendo questi diritti; il Challenger of Record ha quindi tante differenze di opinioni col Defender quante ne hanno gli altri challengers.
BYM News: Stai dicendo che pensi sia meglio che tutti i challengers possano negoziare, piuttosto che avere il Challenger of Record che negozi per loro?
Marcus Hutchinson: Sì, senza dubbio sì.
BYM News: Hai avuto l’impressione durante gli incontri della Commissione dei Concorrenti, che questo fosse un sentimento comune a tutti (gli altri challenger, ndt)?
Marcus Hutchinson: Certo che sì! Penso che se domandaste ad uno qualsiasi dei teams se a loro piace la struttura attuale, sarebbero completamente d’accordo. E’ molto più efficiente rispetto all’ultima volta e siamo solo all’inizio di questo ciclo.
BYM News: Tuttavia, ci sono ancora post su forums ed opinioni nei vari blogs che dicono che i challengers hanno rinunciato a tutti i loro diritti accettando questo 33mo protocollo.
Marcus Hutchinson: Si potrebbe discutere del fatto che il precedente Challenger of Record ha rinunciato al 95% dei diritti dei challengers per la 32a America’s Cup permettendo la creazione di ACM, quando, nella 31a edizione, c’erano due entità separate. Quindi no, non sono d’accordo con nessuna affermazione che sostenga che i challengers della 33a AC hanno rinunciato ai loro diritti.
Molti hanno criticato GGGYC, quando ha accettato di firmare il protocollo per la 32a Coppa, perché la Commissione dei Challengers era, effettivamente, un’entità debole. Non aveva potere, non aveva possibilità di veto, e per questo c’era molto scontento, ma è dovuto accadere perché – una volta che si è portato un contesto europeo all’interno dell’America’s Cup – si è dovuto avere una organizzazione commerciale che la gestisse, e questa è stata ACM. Penso che tutti siano concordi nel dire che ha funzionato; i teams ne hanno beneficiato, un gruppo completamente nuovo di persone si è entusiasmato, ci sono stati 6 milioni di persone che sono venuti a vedere l’evento. Al di sopra di tutto questo, si è realizzato per la prima il concetto di ospitalità aziendale – su larga scala – durante una competizione velica. Questo non era mai accaduto prima e ora tutti gli eventi stanno cercando di imitare questo concetto; questo è quindi un beneficio per qualsiasi organizzatore di eventi che non sarebbe mai stato possibile se ACM non fosse mai esistita.
Di conseguenza, quando la gente dice che i challengers hanno rinunciato ai loro diritti, accettando questo 33mo protocollo, non mi trova d’accordo.
BYM News: Cosa succederebbe se un team che non vuole l’attuale stile organizzativo vincesse l’America’s Cup?
Marcus Hutchinson: Una delle cose belle dell’America’s Cup, la cosa che la rende diversa da ogni altro evento sportivo, è che quando la vinci, non si tratta solo di ritirare la Coppa e di avere la tua foto sul giornale del giorno dopo; non finisce qui. Se vinci la World Cup di Rugby, e ottieni la tua fama per un giorno, potresti diventare cavaliere alla fine dell’anno, ma è tutto lì.
Se vinci l’America’s Cup, hai comunque tutto questo, ma hai anche qualcos’altro, qualcosa di più tangibile. Hai il diritto, a dire il vero l’obbligo, come velista, o come qualcuno appassionato ed entusiasta dello sport della vela, di creare il prossimo evento nel contesto in cui tu lo vedi. Tornando quindi alla situazione svizzera, poiché non hanno sbocchi sul mare, avranno sempre bisogno di vivere nella città di qualcun altro, ma se i francesi, o i neozelandesi o ancora gli italiani vincessero l’America’s Cup, non c’è alcun dubbio che la porterebbero nel loro paese, perché è quello il motivo per cui competono, vogliono portare la coppa a casa propria, è una buona parte di quello che è l’America’s Cup. Ora, se si tratta di ricavarci un sacco di soldi o meno, o se si vuole essere presi seriamente, qualsiasi organizzatore, in qualsiasi tipo di sport, necessita di una organizzazione commercialeche stia dietro all’evento stesso.
Adesso l’America’s Cup ha questa organizzazione, ma non vuol dire che, se la vinci per un’altra nazione, tu non possa avere la tua visione dell’evento e dirigerlo come tu vuoi. Sono certo che questa è la motivazione che spinge Sir Keith Mills (di TeamOrigin, ndt) che partecipa come sfidante rappresentando l’Inghilterra, ma lui dice anche che “voglio vincere la coppa per la mia nazione, ma mi preoccupo anche di tutto cuore per lo sport della vela, e dato che ho un po’ di conoscenze nell’organizzare le cose, voglio che la mia visione dell’America’s Cup si possa realizzare in futuro”. Avrà questo diritto, se la vincerà, un italiano potrebbe avere questo diritto, se la vincesse, esattemente come ora ce l’hanno gli svizzeri. Hanno il diritto di organizzarla come vogliono, perché l’hanno vinta.
BYM News: Quindi pensi che sia parte del premio?
Marcus Hutchinson: E’ sicuramente parte del premio, e la gente tende a dimenticarlo. E’ parte del motivo per cui quei capitani di industria sono motivati a sfidare. Non si tratta solo di avere la propria foto sul giornale, il grande obiettivo è vincere ed ospitare la coppa la volta successiva.
BYM News: Torniamo alla causa legale. L’impressione data da GGYC è che Larry Ellison & Co. stiano lottando per il bene di tutti i challengers. I challenger hanno bisogno che Larry Ellison li rappresenti, li difenda?
Marcus Hutchinson: No, non ne hanno bisogno e non c’è ragione alcuna per cui BMW Oracle stia al di fuori dell’evento.
BYM News: Quindi qual è il tuo messaggio per Larry Ellison?
Marcus Hutchinson: Lancia la sfida, abbandona la causa legale e lancia la sfida.
BYM News: Pensi che lo farà?

Marcus Hutchinson: Lo spero, lo spero vivamente.

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