Lo skipper di Alinghi, Brad Butterworth, parla dopo la decisione del giudice Cahn che ieri ha decretato la non validità del CNEV come Challenger of Record. Il team sta ora analizzando attentamente la sentenza e, nello stesso tempo, valuta le diverse opzioni previste dal Deed of Gift…
Qual’è stata la tua reazione ieri alla decisione del giudice che ha decretato l’invalidità del CNEV come Challenger of Record?
BB: E’ una sentenza legale e come tale va rispettata. Certo c’è un pò di delusione perchè cinque mesi di lavoro e d’impegno sono stati praticamente azzerati, così come tutto il lavoro sulla nuova regola di classe eccetera,eccetera. Non sono sicuro ora di quello che succederà ora.
Quali saranno i prossimi passi del team ora?
BB: Il prossimo passo sarà quello di capire quale sarà la cosa più corretta da fare per riportare la Coppa sulla giusta rotta. Questo comporterà un minimo di tempo e di lavoro per pensare a quello che può essere il miglior scenario possibile.
Puoi dirci se questo accadrà prima di Natale o direttamente con il nuovo anno?
BB: Credo che, per questo genere di cose, sia necessario del tempo. All’inizio pensavamo di navigare con le nuove barche all’inizio del 2009 e di cominciare a regatare con i nuovi challenger. Ora è difficile dire cosa succederà. Sicuramente io sono ancora fiducioso di poter regatare contro Oracle e gli altri team con le nuove barche da 90 piedi.
Qual è stata la reazione di Bertarelli a tutto ciò?
BB: Ovviamente è dispiaciuto come tutti noi, soprattutto dopo il successo dell’ultima campagna di Alinghi e di tutto l’evento. Comincia ad essere difficile riuscire a ripetere un’esperienza come quella. Credo che per la maggior parte il suo disappunto sia comunque legato, come per tutti noi peraltro, al fatto di aver dovuto gettare al vento tanto lavoro già fatto e pronto.
Come sarà BOR in veste di Challenger of Record nella 33° edizione, considerando la precedente esperienza già vissuta con loro nella 32° edizione?
BB: L’altra volta è stato necessario un anno per preparare l’evento con loro nei panni di Challenger of Record, così credo che possa facilmente ripetersi lo stesso scenario. Speriamo di riuscire a combinare qualcosa di positivo molto prima. La scorsa volta fu davvero difficile, loro non hanno mai alzato le mani fino a quando non abbiamo vinto, così non sono davvero in grado di fare previsioni.
Tu hai vinto l’America’s Cup quattro volte. In che modo tutto quanto è successo ha influenzato la tua passione per questo sport?
BB: I procedimenti legali non hanno senso a mio avviso. Penso che abbiamo tutti perso molto tempo e anche questo non ha senso. La mia speranza è sempre quella di regatare, ma non so davvero ancora dire che cosa succederà.
Tutto questo è successo da quando la Coppa è arrivata in Europa. Qual è la tua personale opinione sulla cattiva pubblicità che ne deriva e sull’impatto che tutto questo ha su quanto di buono è già stato fatto?
BB: Certo non è stata una bella fine. L’ultima coppa è stata un successo universalmente riconosciuto ed è stato importante che si sia tenuta in Europa. La Spagna poi ha svolto magnificamente la sua parte. Quanto è accaduto riporta la coppa indietro negli anni e questo ciclo ora è davvero difficile.
Che messaggio puoi offrire agli altri team, a tutti quelli che lavorano nell’America’s Cup e ai tuoi stessi compagni?
BB: Credo che siamo tutti in attesa di sviluppi, di vedere che cosa succederà. Ci sono due team molto forti che dovranno decidere il futuro della prossima edizione, dunque siamo in una fase di attesa, di osservazione senza possibilità di intervento da parte di molti.
Tu sei lo skipper del team, uno dei responsabili dell’azienda, il tattico e ora anche il capo negoziatore?
BB: Le mie capacità di negoziatore sono davanti agli occhi di tutti, dunque non sono proprio sicuro di essere un buon negoziatore!
Puoi anticiparci qualche cambiamento nei vertici in seguito a quanto accaduto, o qualche ricaduta?
BB: Credo che questo sia un momento difficile per la Coppa. Quello che è accaduto non rappresenta una bella conclusione. Gli sponsor così come ogni persona che è coinvolta hanno bisogno di un ritorno per il loro investimento che sia economico o meno e lo stesso vale per gli armatori. In passato abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto con tutti loro e c’è sempre stata chiarezza. In questo momento non può essere così, quindi non è un buon momento.
Che cosa stai facendo a Valencia oggi?
BB: Sono venuto con Ernesto per incontrare le autorità e per far visita ai team che sono qui e che stanno lavorando, anche per capire come vanno le cose. Ci sono state delle cattive notizie, questo è sotto gli occhi di tutti, così abbiamo ritenuto opportuno venire qui per incontrare i vari elementi coinvolti per cercare una strategia comune per andare avanti.
Quali sono le tue sensazioni sul futuro?
BB: Difficile da dire. Vorrei vedere la classe AC90 nascere e crescere perché questo è stato uno dei nostri obiettivi in quanto riteniamo che la Coppa abbia bisogno di questo cambiamento. Per quanto riguarda il catamarano credo che sia un’ipotesi di difficile realizzazione.
Sei un buon velista da catamarano?
BB: Non proprio. L’ultima volta che mi è capitato di essere a bordo di un catamarano sul lago di Ginevra ho avuto una giornata piuttosto complicata con alcune collisioni, così non credo di essere molto bravo, anche se poi ho vinto.
Abbiamo però Luc Dubois, che si è classificato al quarto posto ai Mondiali di Classe A. Cosa mi dici di lui?
BB: Certo c’è lui, poi c’è Gran Simmer che potrebbe stare al timone o anche Pierre-Yves Jorand!
Seriamente, c’è qualcuno nel nostro team o anche negli altri che sappia davvero regatare sui multiscafi?
BB: Bene, se davvero dovesse realizzarsi l’ipotesi multiscafo, ci sono molti bravi consulenti che al momento non fanno parte del team, francesi o svizzeri che sono specialisti del settore. Si tratta di qualcosa di completamente differente. Sarebbe davvero un terribile scossone se questo accadesse.
Ma non è proprio questo che rende l’America’s Cup interessante? Quanti altri eventi sportivi producono un ritorno così elevato e tengono ancora la CNN con le telecamere puntate cinque mesi dopo la fine dell’evento?
BB: Possiamo dire che non c’è stata e non c’è monotonia, questo si, ma la causa legale per me rappresenta veramente qualcosa che non ha senso in assoluto. Sono davvero convinto che si tratti di un passo indietro compiuto, ripeto, rispetto al punto che si era raggiunto con la 32a edizione.
Stiamo sentendo in giro che gli altri team sembrano avere problemi nel reperire sponsor. Qual è la nostra situazione al momento?
BB: Credo che tutti coloro che ci hanno supportato in passato ci siano ancora vicini. Con alcuni di loro abbiamo rapporti da lungo tempo ormai. Ma come ho già detto, ognuno deve avere il suo ritorno e anche loro come chiunque altro devono pensare al loro business. Al momento anche se aspettano tutto dipenderà dalla strada che perderà l’evento. Ripeto che non sono ancora in grado di fare delle previsioni, il 2009 non è lontano e c’è ancora molto lavoro da fare. Nessuno davvero sa ancora cosa succederà.
Il risultato della sentenza modificherà in qualche modo i rapporti di Alnghi con gli altri team?
BB: Alinghi, in qualità di Defender, non ha mai avuto rapporti idilliaci con i challenger. Il loro obiettivo è quello di vincere l’America’s Cup. Solo quello ha importanza per loro. In definitiva non sono interessati più di tanto di partecipare ad un evento che sia eccezionale come è stato quello che si è concluso a luglio, anche se questo in parte li può aiutare con gli sponsor. Loro vogliono vincere e portare a casa, nel loro paese, la Coppa, per fare le stesse cose che ha fatto Alinghi. Dunque ci sono degli obiettivi opposti se vogliamo, direi addirittura contrastanti, sin dal primo giorno. Tutto questo non giova all’evento o al futuro della Coppa in termini di business. Staremo a vedere.
sabato 1 dicembre 2007
Parola a Brad Butterworth
Pubblicato da liche alle 20:32
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